ANZIANI: CONTROLLI PIU’ SERRATI NELLA CASE DI RIPOSO E SOSTEGNI ALLE FAMIGLIE CHE OPTANO PER LA DOMICILIARITA’
Le proposte della Fnp Cisl Fvg per le persone più fragili. Pizzolitto: “Rendere davvero effettiva la scelta di tenere a casa i propri cari. E sulle case di riposo, bisogna stringere i criteri”
Nell’agenda della politica e nella ripartizione delle risorse ci deve essere spazio anche per il tema dell’assistenza agli anziani: ben venga, dunque, il tavolo aperto con l’assessore alla Salute sulle case di riposo, con l’urgenza rilevata dalla Fnp Cisl del Friuli Venezia Giulia, di definire la rotta da seguire e gli interventi necessari per renderla concreta. La direzione, per la Federazione Cislina dei Pensionati, è chiara: elevare gli standard di accreditamento delle case di riposo, ma sostenere di fatto e normativamente anche le famiglie che scelgono la strada della domiciliarizzazione per i propri cari. “Noi – spiega il segretario generale della Fnp, Renato Pizzolitto – spingiamo affinché questa scelta possa davvero essere effettiva così come previsto anche nell’ambito del cosiddetto budget di salute contenuto nella legge di riforma sanitaria”. Nello specifico la Fnp Cisl chiede alla Regione di sostenere equamente questa scelta, erogando servizi e prestazioni a sostegno delle famiglie, ovvero destinando le stesse risorse riconosciute alle strutture per l’occupazione di posti letto, per la copertura di tutti quei servizi, ad esempio, la fisioterapia e l’assistenza infermieristica, indispensabili alle famiglie che scelgono percorsi di domiciliarizzazione, soprattutto per le persone parzialmente non autosufficienti. In questo modo si creerebbe un sistema di sostegno, che andrebbe ad aggiungersi al Fondo Autonomia Possibile, già previsto per le persone non autosufficienti. “In periodo di pandemia – continua Pizzolitto – la Regione, come misura temporanea, ha riconosciuto un contributo di 30 euro al giorno come aiuto a quelle famiglie che hanno preferito tenere i propri anziani entro le mura domestiche piuttosto che affidarli a strutture residenziali dove il rischio di contagio era molto alto. Chiediamo che una misura analoga venga contemplata per sostenere stabilmente le famiglie per i servizi necessari alla domiciliarizzazione”. Parallelamente, però, andranno attuati degli interventi molto più stringenti di quelli attuali sulle case di riposo, partendo da tre priorità: elevare gli standard per l’accreditamento introducendo criteri più stringenti, potenziare i controlli a sorpresa, e “blindare” le tariffe. “Non mettiamo in discussione che la Regione ristori con circa 7 milioni le perdite subite dalle case di riposo durante le ondate del Covid – commenta Pizzolitto – ma chiediamo che parimenti si vigili sulla prevenzione svolta dalle stesse strutture, sui costi applicati e che ci siano controlli serrati. Quanto alle rette, vogliamo arrivare alla definizione di una griglia di minimi e massimi affinché gli interventi pubblici a sostegno delle famiglie non vengano vanificati o annullati da improvvisi e unilaterali aumenti. Il costo giornaliero medio di un posto letto va da un minimo di circa 73 euro fino al circa 79 euro con punte, nelle rette massime di 120 euro; una cifra che, sebbene partecipata in parte dalla Regione con 32 euro come massimo, con taratura sull’Isee, rappresenta comunque un onere pesantissimo per le famiglie, che non vanno gravate ulteriormente”. Un ultimo passaggio, poi, la Fnp lo riserva all’annosa questione delle liste d’attesa che riguarda da molto vicino anche l’utenza più anziana. “Non si può dire che in Friuli Venezia Giulia deve essere tutto pubblico e poi andarsi a far curare dal privato accreditato di altre regioni, a partire dal Veneto” – stocca Pizzolitto. Bene, dunque, per la categoria dei pensionati l’intervento regionale di 20milioni stanziati per i prossimi tre anni a favore delle strutture private del Fvg e per recuperare le ingenti risorse riversate fuori confine (parliamo di 56 milioni per il solo Veneto, rispetto agli oltre 90 milioni annui pagati dalla Regione). “Io credo – conclude il segretario della Fnp – che, posta la preminenza pubblica del nostro sistema, sia possibile, come avviene già in regioni unanimemente considerate virtuose, prime fra tutte l’Emilia Romagna e la Toscana con percentuali intorno al 20%, una proficua collaborazione e integrazione tra il sistema pubblico e quello privato. Una via che non rappresenta di certo un problema, considerando che attualmente la spesa per servizio del privato accreditato colloca la nostra Regione al quartultimo posto in Italia, con una spesa pari a circa il 50% delle Regioni sopra ricordate. Voler mistificare che con queste modalità si tende alla distruzione del Sistema Sanitario Pubblico è scorretto e fuorviante per l’opinione pubblica e, soprattutto per i cittadini che hanno bisogno di cure e assistenza e devono trovare, da soli, le soluzioni e le risposte più rapide e veloci alle loro esigenze di salute. Le persone, i cittadini bisognosi di cure e assistenza sicuramente non guardano se il sistema che li cura è pubblico o privato: vogliono guarire il più presto possibile”.